Si è svolto
giovedì 23 gennaio presso la Sala Aquiro del Senato della Repubblica il
convegno “Giunte e pari opportunità” organizzato dal Soroptimist International
d’Italia e dalla Rete per la Parità, per tracciare un bilancio
dell’applicazione della legge 215 del 2012. La legge che ha sancito per la
prima volta l’obbligo della presenza delle donne negli organismi collegiali
degli enti locali, dopo che una serie di sentenze amministrative avevano
annullato le giunte di quei comuni tutte al maschile o con una presenza
veramente esigua di donne.
L’uguaglianza e le pari opportunità sono un principio costituzionale e
nonostante le leggi e le decisioni dei giudici fanno fatica ad affermarsi nella
nostra democrazia, perché serve anche e soprattutto un cambiamento culturale: è
quanto sostenuto dalle senatrici e dalle relatrici , ribadito dalle intervenute
al dibattito, moderato da Anna Maria Isastia, Presidente nazionale del
Soroptimist International d’Italia.
Un convegno,
quello tenutosi in Senato, che è arrivato proprio nel momento in cui dalle
parlamentari di tutti gli schieramenti e dalle associazioni di donne si è
alzata la barricata contro l’illusoria presenza di strumenti di riequilibrio
della rappresentanza di genere nella proposta di legge elettorale lanciata dal
Segretario del PD, soprannominata Italicum.
Come ha rilevato Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato: “Nel disegno di
legge non c’è traccia dell’annunciata parità di genere: si prevede solo che
nelle liste ogni due candidati si dovrà cambiare genere e il proclamato
50&50 riguarda il totale delle candidate e dei candidati nelle
circoscrizioni, che raccolgono molti collegi. Se la legge non imporrà donne al
50% capolista e l’alternanza di genere nelle singole liste le donne elette
saranno poche. La riforma elettorale va fatta, ma se non si completano le riforme
sul tema delle donne, si torna indietro”.
Le donne in
Italia fanno fatica a rompere il tetto di cristallo nella politica,
nell’economia e nella società perché spesso, come messo in evidenza dalla
Senatrice Elena Fattori del Movimento 5 stelle, sono lasciate sole nei loro
impegni di cura familiare, soffrono più degli uomini di difficoltà economiche e
nella difficile conciliazione di vita privata e lavorativa scelgono spesso la
prima alla seconda. In questa condizione chi ci rappresenta in Parlamento deve poter
fare la sua parte approvando provvedimenti che vadano a scardinare quelle
debolezze strutturali nell’affermazione delle donne nei vertici di ogni
settore.
“Le leggi
servono – ha sottolineato la Senatrice Stefania Giannini, Segretaria nazionale
di Scelta Civica – soprattutto per il potenziamento della presenza e della
partecipazione politica delle donne in Italia, un paese che il Global Gender
Gap classifica al 65° posto per quanto riguarda la scolarizzazione, 72° per la
salute, 44° per l’accesso al potere politico e al 97° per la partecipazione
alla vita economica”.
La
graduatoria stilata annualmente dal World Economic Forum valuta la disparità di
genere in base a quattro indici, ruolo nell’economia, istruzione, qualità della
vita e partecipazione politica delle donne nelle istituzioni, e nella
classifica generale l’Italia si piazza al 71° posto su 136 paesi.
La presenza delle donne nella Giunta di Roma Capitale, come affermato dalla
Senatrice Monica Cirinnà con vigore nel suo intervento, ha dovuto ottenerla per
via giudiziaria, promuovendo il ricorso al Tar del Lazio che ha annullato la
composizione della giunta guidata dall’allora sindaco Gianni Alemanno, che si è
ostinato fino alla fine del suo mandato a osteggiare la presenza femminile
nella sua squadra di governo.
Per arrivare
alle tante sentenze dei Tribunali amministrativi che hanno sancito che le pari
opportunità vanno rispettate c’è stata anche l’iniziativa dei ricorsi
presentati dalle associazioni delle donne. Come messo in evidenza da Rosanna
Oliva e Agnese Canevari della Rete per la Parità e di Aspettare stanca, che,
insieme con altre associazioni unite nell’Accordo per la democrazia paritaria,
hanno anche supportato le parlamentari, per ottenere l’approvazione della legge
215 del 2012 e sono ancora impegnate per raggiungere altri risultati in
Parlamento.
Grazie alla
relazione di Francesca Ragno, dottore di ricerca in teoria dello stato e
autrice del libro “Il rispetto del principio di pari opportunità.
L’annullamento delle giunte regionali e degli enti locali”, pubblicato dal
Soroptimist, sono state ripercorse le tappe di tante sentenze amministrative,
partendo da Taranto, passando per Roma, per la Sardegna, la Campania e tante
altre realtà comunali, per arrivare a un dato di fatto: l’articolo 51 della
nostra Carta Costituzionale è direttamente cogente e precettivo e tutte le
articolazioni territoriali di cui si compone la Repubblica, dalle Regioni ai
Comuni, devono adoperarsi per rendere effettivo questo diritto.
Però nonostante le sentenze e le leggi, come messo in evidenza da Antonella
Anselmo, l’avvocata che ha curato vari ricorsi contro giunte non paritarie,
finché non si cambia l’atteggiamento culturale le pari opportunità avranno
ancora una vita difficile.
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