venerdì 8 aprile 2016

Intervento per l’iniziativa “LE DONNE PER NICOLA MARINI SINDACO” (marzo 2010)



Quando si parla di rappresentanza di genere vengono spesso in mente le cosiddette quote rosa che assumono di frequente la connotazione di una sorta di riserva indiana per le donne, invece io preferisco parlare di democrazia paritaria, ossia una democrazia in cui ci sia un’eguale e attiva partecipazione e rappresentanza di entrambi i generi nel mondo politico.

La persistente sottorappresentanza delle donne nei governi, nei vertici dei partiti, nelle istituzioni, nei processi decisionali politici ed economici rivela una grave carenza di democrazia: pone un problema di legittimità dei risultati perché impedisce che si tenga pienamente conto degli interessi e delle esigenze di tutta la popolazione nel suo complesso e rende quindi incompiuta la nostra democrazia (una democrazia zoppa).

C’è bisogno di creare una nuova politica che possa agire veramente sul sostrato sociale e aprire le porte della politica alle donne, per questo c’è bisogno di dare alle donne maggiore possibilità di formazione tecnico-politica e di risorse economiche. Le politiche delle pari opportunità devono agire anche sulla mentalità femminile, devono invitare le donne a mettersi in gioco e a scendere in campo, devono assumere la coscienza che esse possono, non solo arrivare al potere, ma anche essere donne di potere, mantenere la propria posizione con una rete di azione pari a quella maschile, credo che la battaglia elettorale per le elezioni regionali con 3 candidate donna alla presidenza della regione Lazio sia un’occasione da non farsi scappare.

Le donne devono avere più coraggio di confrontarsi davvero con gli uomini in un processo di trasversalità culturale soprattutto devono farsi largo a livello dei partiti politici che sono il trampolino di lancio per la carriera politica.

Voglio dare solamente delle cifre per fare capire qual è la situazione qui ad Albano: nel 2005 la coalizione di centro-sinistra su 218 candidati contava 52 donne pari al 24% dei candidati; nel 2010 le cose non migliorano su 270 candidati le donne sono sì passate a 77 ma la percentuale sfiora appena il 29% e non analizzo i dati del centro-destra. Capite che con questi dati è difficile arrivare ad eleggere un consiglio comunale paritario tra donne e uomini, considerando anche delle cause endemiche delle difficoltà delle donne di farsi largo là dove ci sia il voto di preferenza come per le elezioni comunali, spesso perché poco supportate dai partiti politici, perché spesso con meno risorse economiche rispetto agli uomini.

A tal proposito vorrei segnalare che una sentenza della corte costituzionale del 3 febbraio scorso che ha respinto un ricorso del governo contro la legge elettorale della Campania permetterà ai cittadini della Regione Campania nelle elezioni regionali di esprimere per la prima volta in Italia la preferenza di genere, quindi esprimere una preferenza per un uomo e per una donna qualora vogliano avvalersi di questa possibilità. In parlamento nella legislatura corrente giacciono nei cassetti diversi disegni di legge che permetterebbero la preferenza di genere anche per le elezioni comunali: questi disegni di legge non sono mai ancora stati presi in esame.

Istituzionalmente le donne quindi devono contare solo sul loro stesse e spero che per Albano e non solo le donne possano finalmente essere portatrici di idee, cambiamento, valori, intelligenze e professionalità e non essere come purtroppo accade da un periodo a questa parte considerate solo dei corpi, magari dei bei corpi nelle liste elettorali.

Francesca Ragno,  marzo 2010

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