Quando si parla
di rappresentanza di genere vengono spesso in mente le cosiddette quote rosa
che assumono di frequente la connotazione di una sorta di riserva indiana per
le donne, invece io preferisco parlare di democrazia paritaria, ossia una
democrazia in cui ci sia un’eguale e attiva partecipazione e rappresentanza di
entrambi i generi nel mondo politico.
La
persistente sottorappresentanza delle donne nei governi, nei vertici dei
partiti, nelle istituzioni, nei processi decisionali politici ed economici
rivela una grave carenza di democrazia: pone un problema di legittimità dei
risultati perché impedisce che si tenga pienamente conto degli interessi e
delle esigenze di tutta la popolazione nel suo complesso e rende quindi
incompiuta la nostra democrazia (una democrazia zoppa).
C’è bisogno
di creare una nuova politica che possa agire veramente sul sostrato sociale e
aprire le porte della politica alle donne, per questo c’è bisogno di dare alle
donne maggiore possibilità di formazione tecnico-politica e di risorse economiche.
Le politiche delle pari opportunità devono agire anche sulla mentalità
femminile, devono invitare le donne a mettersi in gioco e a scendere in campo,
devono assumere la coscienza che esse possono, non solo arrivare al potere, ma
anche essere donne di potere, mantenere la propria posizione con una rete di
azione pari a quella maschile, credo che la battaglia elettorale per le
elezioni regionali con 3 candidate donna alla presidenza della regione Lazio
sia un’occasione da non farsi scappare.
Le donne
devono avere più coraggio di confrontarsi davvero con gli uomini in un processo
di trasversalità culturale soprattutto devono farsi largo a livello dei partiti
politici che sono il trampolino di lancio per la carriera politica.
Voglio dare
solamente delle cifre per fare capire qual è la situazione qui ad Albano: nel
2005 la coalizione di centro-sinistra su 218 candidati contava 52 donne pari al
24% dei candidati; nel 2010 le cose non migliorano su 270 candidati le donne
sono sì passate a 77 ma la percentuale sfiora appena il 29% e non analizzo i
dati del centro-destra. Capite che con questi dati è difficile arrivare ad
eleggere un consiglio comunale paritario tra donne e uomini, considerando anche
delle cause endemiche delle difficoltà delle donne di farsi largo là dove ci
sia il voto di preferenza come per le elezioni comunali, spesso perché poco
supportate dai partiti politici, perché spesso con meno risorse economiche
rispetto agli uomini.
A tal
proposito vorrei segnalare che una sentenza della corte costituzionale del 3
febbraio scorso che ha respinto un ricorso del governo contro la legge
elettorale della Campania permetterà ai cittadini della Regione Campania nelle
elezioni regionali di esprimere per la prima volta in Italia la preferenza di
genere, quindi esprimere una preferenza per un uomo e per una donna qualora
vogliano avvalersi di questa possibilità. In parlamento nella legislatura
corrente giacciono nei cassetti diversi disegni di legge che permetterebbero la
preferenza di genere anche per le elezioni comunali: questi disegni di legge
non sono mai ancora stati presi in esame.
Istituzionalmente
le donne quindi devono contare solo sul loro stesse e spero che per Albano e
non solo le donne possano finalmente essere portatrici di idee, cambiamento, valori,
intelligenze e professionalità e non essere come purtroppo accade da un periodo
a questa parte considerate solo dei corpi, magari dei bei corpi nelle liste
elettorali.
Francesca
Ragno, marzo 2010
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