venerdì 8 aprile 2016

Il Quinto Stato. Storie di donne, leggi e conquiste. Dalla tutela alla democrazia paritaria



 ARTICOLO PUBBLICATO su NOMOS LE ATTUALITA' NEL DIRITTO

Per una giovane donna di oggi sembra quasi scontato poter decidere di presentare domanda per partecipare ai concorsi in magistratura, è ancor più normale veder condannato in carcere il proprio carnefice in caso di violenza sessuale. E’ naturale, ancora, poter vedere tutelato il proprio stato di gravidanza nel caso in cui si lavori, è ancora normale poter educare i propri figli alla pari del marito. Non tutte sanno che questi piccoli diritti che sembrano ormai acquisiti nel nostro bagaglio normativo sono stati invece risultati di lunghe battaglie parlamentari e soprattutto battaglie culturali che hanno dato modo alla donna italiana di affermarsi sia come persona, ma soprattutto come cittadina. Lidia Poet, Franca Viola e Rosanna Oliva sono nomi di donne pressoché sconosciute, ma è proprio dalle storie di queste tre donne che Ileana Alesso, avvocato e docente di diritto delle pari opportunità, parte per poter raccontare oltre un secolo di leggi e conquiste che hanno segnato il cammino delle donne italiane nel suo volume edito da Franco Angeli “Il Quinto Stato. Storie di Donne, leggi e conquiste. Dalla Tutela alla democrazia paritaria”.

Fu Salvatore Morelli, conosciuto come il deputato delle donne, che all’indomani dell’unità d’Italia definì le donne come un “quinto stato”, una grande famiglia che reclamava lavoro e proprio dal tema che lavoro che iniziano a intravedersi nell’Italia post-unitaria le prime leggi per la tutela della donna-lavoratrice, la prima nel 1902, perché la donna è entrata a far parte a pieno titolo della classe operaia come testimonia la figura con in braccio un bambino che primeggia e avanza nel dipinto di Pellizza Da Volpedo, Il Quarto stato, non è una massa femminile, ma la donna c’è simbolicamente in prima fila.

Anche nei primi anni del Novecento ci sono però donne che riescono ad affermarsi nel campo dell’educazione e Lidia Poet, nel 1881, è la prima donna italiana a laurearsi in Giurisprudenza, ma dovrà aspettare quarant’anni affinché nel 1919 con la legge 1176 potrà finalmente esercitare la professione di avvocato.

Dopo poco Benito Mussolini sale al Governo e la donna diventa strumento di propaganda politica, strumento anch’ella di regime: la donna è soprattutto madre dei “ figli della nazione” e deve essere premiata se riesce a metterne al mondo il maggior numero possibile e deve essere tutelata se lavora ed è incinta. Nel 1934 con la legge 54 si introducono seppur in un clima dittatoriale principi poi fondanti della tutela del lavoro femminile, come il congedo per maternità, il divieto di adibire le donne a lavori pesanti durante la gestazione, il divieto di licenziamento per gravidanza e ancora il diritto ad allattare i figli in azienda, visto che il datore di lavoro deve allestire apposite “camere di allattamento”.
Arrivano la seconda Guerra Mondiale, la Resistenza, la Repubblica e la Costituzione e proprio a partire dal 1948 che l’autrice Ileana Alesso racconta le tappe legislative, ma anche di costume che portano le donne italiane a liberarsi di tanti pregiudizi. Un percorso che passa anche per film e canzoni, perché anche queste segnano i tempi che cambiano: se Gigliola Cinguetti cantava “Non ho l’età per amarti”, Patty Pravo qualche anno dopo intonava “Tu mi fai girar come fossi una bambola”.

E’ anche la cronaca a segnare alcuni obiettivi nella storia delle donne: è il 1965 e Franca Viola, una ragazza appena 18enne, vive ad Alcamo, nella provincia di Trapani, e della sua giovane vita sa solo una cosa: lei vorrà sposarsi per amore. Ma la notte del 26 dicembre 1965 Filippo Melodia, una guappo di paese, fa irruzione nella casa di Franca e la rapisce. Con altri undici giovani la portano in una cascina di campagna, la seviziano, la picchiano e abusano di lei. Franca viene liberata il 2 gennaio del 1966 e subito in paese viene additata come “sgualdrina” che deve sposare a titolo riparatore il suo carnefice. Franca Viola non lo vuole sposare e ha deciso che non lo farà, lei vuole e deve avere giustizia e decide di costituirsi parte civile nel processo contro Filippo Melodia. All’epoca lo stupro è ancora un reato contro la morale e il matrimonio riparatore un modo per coprire l’onta della violenza sessuale, Franca testimoniò al processo e vide condannato a 11 anni il suo stupratore. Franca ebbe coraggio, ma dovette aspettare il 1981 con la legge 442 per vedere abrogato dal codice civile l’istituto del matrimonio riparatore e dovette aspettare addirittura il 1996 per vedere il Parlamento approvare una legge che ha trasformato lo stupro da reato contro la morale a reato contro la persona, con pene più severe. Qualche anno dopo il suo stupro Franca Viola si sposò con il ragazzo che amava e lo fece indossando l’abito bianco perché lei non aveva “nulla di cui vergognarsi”.

Qualche anno prima una più fortunata battaglia legale aveva visto le donne poter finalmente aver la possibilità di accedere alle più alte cariche amministrative, accedere in magistratura, diventare prefetti e ambasciatrici grazie alla sentenza numero 33 del 1960 della Corte Costituzionale. La causa che diede vita alla sentenza venne portata avanti da una giovane laureata in Scienze Politiche, Rosanna Oliva, che voleva accedere al concorso per la carriera prefettizia, ma non poté compilare la domanda perché priva del requisito fondamentale, il sesso. Decise di rivolgersi al suo relatore di tesi, al prof. Costantino Mortati che era anche un grande avvocato che la difese in giudizio davanti agli avvocati dello Stato che affermarono che seppur la Costituzione sanciva l’uguaglianza, la legge poteva escludere le donne da determinati impieghi in base a una valutazione delle attitudini, ma la Consulta affermò l’illegittimità costituzionale di tale tesi, in quanto il sesso veniva considerato come requisito attitudinale.

Poi Ileana Alesso passa ad esaminare quello che per lei può essere considerato un vero e proprio decennio “rosa shocking” vale a dire gli anni Settanta dove poter elencare tutte le leggi che cambiarono il nostro paese è quasi impossibile: la legge 1204/1971 che aggiorna la precedente legge fascista sulla tutela delle lavoratrici-madri, la riforma del diritto di famiglia con la legge 151/1975 e qualche anno prima nel 1970 con la legge Fortuna-Baslini era entrato in vigore il divorzio e ancora un anno dopo la Corte Costituzionale (sentenza 49/1971) aveva fatto cadere il divieto di pubblicizzare gli anti concezionali e poi la legalizzazione dell’IVG e ancora nel 1979 Nilde Iotti è la prima donna ad essere eletta presidente della Camera.

Gli anni Ottanta e Novanta segnano per Ileana Alesso il ruolo dell’Europa nell’affermazione di alcuni importanti principi: le azioni positive, la condivisione delle responsabilità famigliari e la tutela anche della paternità per cui la famiglia è un sistema e va tutelato nel suo complesso e non nel singolo individuo. Intanto in Italia crolla il regime dei partiti, è l’epoca di tangentopoli cambia il regime elettorale, vengono introdotte per la prima volta delle disposizioni elettorali per favorire la presenza delle donne nelle liste elettorali, ma la sentenza 442/1995 della Corte Costituzionale fa decadere questo primo tentativo.

Si arriva così a questo primo decennio degli anni Duemila dove a farla da padrona e la precarietà del lavoro, le donne sono ancora poste davanti alla scelta se portare avanti la carriera o la famiglia per un’assenza di un micro welfare alla pari degli altri paesi europei e perché la gravidanza è un peso per i datori di lavoro, sono tanti i casi di licenziamento per gravidanza che prendono ribalta sulla stampa. Per le donne gli anni 2000 sono quasi un passo indietro. Nel 2003 viene però riformato l’articolo 51 della Costituzione in cui si inserisce il principio delle azioni positive, per raggiungere una parità non solo di fatto, ma anche di diritto, ma che fallisce al primo tentativo di applicazione con la riforma elettorale del 2005, il “porcellum” dove i deputati, per lo più uomini, bocciano con voto segreto, l’obbligo di inserire in lista almeno 1/3 di donne.

Nel 2007 la legge 188 introduceva meccanismi per evitare il fenomeno delle “dimissioni in bianco” che toglieva ai datori di lavoro un’arma per ricattare i lavoratori, spesso le donne in gravidanza di perdere il posto di lavoro come accadeva negli anni Cinquanta, una legge abrogata pochi anni dopo e di cui proprio in questi mesi se ne chiede una nuova introduzione. Non si può non ricordare nel giugno del 2011 la legge Golfo-Mosca che prevede l’obbligo di inserire il 30% di donne nei consigli di amministrazione e organi di controllo delle società quotate in borsa. Inoltre si sta affermando a partire dal 2009 una giurisprudenza consolidata a favore della presenza delle donne nelle giunte e negli organi collegiali delle amministrazioni locali.

Per Ileana Alesso, però, gli anni Duemila non sono solo gli anni dei provvedimenti per favorire la presenza delle donne in settori chiavi dello stato come l’economia e le istituzioni politiche sono gli anni in cui si discute dell’immagine della donna e della violenza sulle donne. Nel 2009 viene approvata la legge sullo stalking che punisce gli atti persecutori per esempio, ma sono anche gli anni e le cronache recenti lo dimostrano, in cui le donne sono considerate come oggetti, sono le donne veline, le donne bambole, il corpo delle donne è merce. Sono anche gli anni del “femminicidio” solo nei primi quattro mesi del 2012 sono 57 le donne uccise da ex- mariti, fidanzati, compagni. Gli anni 2000 sono gli anni in cui ritorna con prepotenza l’invettiva contro l’aborto, contro i temi eticamente sensibili che vorrebbero altri passi indietro del nostro paese, ma sono anche gli anni di un risveglio delle donne e Ileana Alesso chiude la sua panoramica storica con il movimento di “Se non ora quando” che dal febbraio del 2011 ha riportato le donne in piazza, ha riportato le donne a far sentire la loro voce e non solo a mostrarsi con i loro corpi.

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