venerdì 8 aprile 2016

SE CI FOSSERO STATE PIU’ DONNE NEL PARLAMENTO EUROPEO…SI’ MA UNITE (marzo 2013)



Quasi sempre quando qualcosa in Italia va male è prassi affermare “Eh sì.. ma in Europa non va così, in Europa si fa così”. Peccato però che questa volta per un’ennesima brutta figura del Parlamento Italiano, non è possibile usare il paragone positivo dei colleghi del Parlamento Europeo.
Perché se la Camera dei deputati boccia gli emendamenti al disegno di legge sulla nuova legge elettorale volti a rafforzare gli strumenti di riequilibrio della rappresentanza di genere già nel testo base in parte presenti, non va meglio a Strasburgo.

La parità di genere  (non solo in politica, ma anche nel campo dei diritti e nel mondo del lavoro) sembra, infatti, essere un argomento ostico e divisivo anche in Europa e non solo in Italia. A poche ore dalla debacle di fatto delle deputate italiane a Montecitorio, l’Europarlamento boccia la risoluzione presentata dall’europarlamentare portoghese della Sinistra Unita Ines Cristina Zuber sulla parità di genere che toccava diversi temi oltre alla parità di accesso al potere decisionale, anche la lotta agli stereotipi sessisti, l’indipendenza economica e la parità retributiva delle donne e il contrasto alla violenza di genere.

La votazione ha avuto un risultato inaspettato: la bocciatura. Forse è la prima volta che sul tema della parità di genere e sulle donne, il Parlamento Europeo si divide. I voti contrari sono stati 298, i favorevoli 289 e gli astenuti 87. Forte l’opposizione del Partito Popolare Europeo in cui spicca il voto contrario delle eurodeputate appartenenti ai partiti del centro-destra italiano, strano le colleghe italiane si erano barricate in aula e vestite di bianco pur di far approvare nella legge elettorale la parità di genere. Ha pesato anche l’astensione dei verdi che di solito su questi temi della parità sono all’avanguardia.

La giustificazione data dalle eurodeputate del PPE per giustificare il loro voto contrario è stata ritrovata nella critica che nella risoluzione si faceva alle politiche di austerità portate avanti dalla Commissione Europea. Pare, anche andando a vedere i resoconti parlamentari, che il voto contrario sia stato nella realtà  determinato soprattutto per il riferimento alla tutela della famiglia ” senza alcuna discriminazione in merito alla loro composizione”, e il riferimento (che già aveva visto la bocciatura della risoluzione sui diritti sessuali qualche mese fa) al diritto all’assistenza sanitaria anche durante l’interruzione volontaria della gravidanza, un tema che tocca da vicino l’Italia visto il caso della giovane Valentina lasciata da sola nel suo dolore in un bagno di ospedale perché vi erano solo medici obiettori.
Si dice che le istituzioni sarebbero migliori se ci fossero più donne, forse questo è vero, ma le cose cambiano solo se le donne sono unite tra loro e se riescono a superare gli steccati ideologici come fecero le 21 madri costituenti italiane per portare avanti battaglie per il bene comune di tutti. Le donne e gli uomini sono uguali indipendentemente dai credi religiosi, gli ordini di partito, la pressione delle lobby e dei gruppi di interesse. Le donne dovrebbero e devono farsi portatrici di questo nuovo modello dell’agire politico, più donne sì, ma unite e lungimiranti.

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